Orbene, questo prezioso alimento a dire il vero era ed è
conosciuto e coltivato in quel di Nucetto.
La sua, non era sicuramente una cultura prevalente ma
certamente ne era diffuso l’uso per l’alimentazione in
tutte le famiglie contadine residenti.
Lo si seminava anche nell’ “atin”
fra i filari delle viti;
essendo una pianta bassa, così non impediva all’uva di
ricevere il sole.
Le lepri in particolare erano pure le più assidue
consumatrici del prodotto prima del raccolto.
Poi anche i topi campagnoli provvedevano ad alimentarsene
sui solai dove le piante raccolte venivano ancora esposte
al sole per una migliore essicazione.
I ceci infine, una volta battuti, venivano riposti in sacchi di iuta e consumati durante l’inverno alternati con i fagioli e la polenta.
Le ”té”, ossia le bucce secche, ormai svuotate dei semi, servivano ancora da alimentazione per i bovini custoditi nella stalla. Quando, durante il magro inverno, si cucinava pure per loro sulla stufa un caldo “baivrun” fatto di queste pelli bollite, di bietole bollite, di crusca e di foglie di mais con qualche mela o patata.
Per l’uomo, il modo migliore per cibarsene era di abbinare il cece al maiale. Tutte le famiglie allevavano almeno un maiale che veniva ucciso e insaccato all’inizio dell’inverno. Ebbene i cotechini, gli zamponi, qualche costola spolpata, era d’uopo cucinarla coi ceci. “Era un buon mangiare!” Si sente ancora ripetere ora con qualche rimpianto.
Ebbene, per provare ancora oggi, almeno una volta all’anno
quella sensazione gradevole, occorre venire a Nucetto alla
“Ceciata alla Zingarella”.
C’è però una contraddizione, questo piatto è tipico a
consumarsi nelle fredde e uggiose giornate invernali ma,
adesso, lo presentiamo da oltre settant’anni in quelle
più calde e soleggiate d’estate
(l’ultima domenica di luglio) perché d’estate si riesce
a richiamare più gente e la festa così ha sempre più
successo.
Per ovviare a questa contradizione dal 2005 si è voluto
proporre la Festa del CECE nella seconda domenica di
ottobre per celebrare degnamente questo pregiato prodotto,
e presentando il risultato del nuovo raccolto.